Mondo

E l’era Bindi si fermò ai buoni propositi

Riduzione del numero degli enti, controlli più stringenti, abbattimento dei costi. Il ministro presenta la sua rivoluzione, con il plauso delle associazioni.

di Benedetta Verrini

Una riunione positiva, ma minata dall?incertezza sul futuro. È questa l?opinione comune degli enti autorizzati dopo l?incontro che si è tenuto il 28 gennaio a Roma con la Commissione Adozioni Internazionali, ancora presieduto dal ministro Bindi nonostante la caduta del governo.L?incertezza su chi guiderà la Cai nei prossimi mesi e sulla ?tenuta? della stessa vice-presidente Daniela Bacchetta, la cui nomina è politica, rende piuttosto labili le prospettive di riforma del sistema-enti. Nonostante ciò, il quadro prospettato dalla Bindi è chiaro: riduzione del numero di enti, oggi 70, attraverso un processo di coordinamento, fusione o creazione di consorzi; controlli più stringenti sull?operato degli stessi e riduzione ulteriore dei costi.Le coppie che hanno già conferito il mandato, ma che si trovano ancora in attesa di un bambino oggi, in Italia, sono 10.800. Eppure il 2007 è stato l?anno con il più alto numero di bambini stranieri adottati (3.420) nell?arco degli ultimi otto anni. «E il 40% di questo flusso di ingressi è stato realizzato da appena 29 enti su 70», sottolinea Marco Griffini, presidente di AiBi, sottoscrivendo in pieno la necessità di una ristrutturazione del sistema. «In futuro gli enti dovranno garantire un sempre più profondo radicamento sul territorio, in ciascuna regione, per assicurare alle coppie un accompagnamento in tutte le fasi dell?adozione, compreso il delicato momento post-adottivo», prosegue Griffini. L?aspetto della formazione è cruciale, visto che in alcune aree del mondo come l?Est europeo e il Sudamerica l?adozione internazionale è residuale e riguarda minori o gruppi di fratelli grandicelli, spesso con problematiche (la Bindi ha denunciato con rabbia, tra l?altro, la ?restituzione? da parte di una famiglia di un minore con un problema di salute grave ma superabile). Diverso il discorso per l?Estremo Oriente e l?Africa, «dove la questione più stringente è la nostra capacità di cooperazione e di presenza in loco con uno staff in grado di combattere la corruzione e garantire il controllo dello stato di abbandono dei minori», sottolinea Griffini. La bozza con i nuovi criteri di controllo è stata messa a disposizione degli enti per un confronto aperto con la Cai. «Condividiamo l?impostazione di fondo di questo lavoro di riforma», commenta Graziella Teti del Ciai, «e apprezziamo la passione con cui è stato fatto». «Certamente dispiace», conclude Gianfranco Arnoletti, presidente Cifa, riassumendo la frustrazione di tutti, «che il lavoro appena iniziato possa interrompersi con l?avvicendamento di un nuovo governo e il ciclo s?interrompa di nuovo per svariati mesi. Tutto questo tempo, francamente, i bambini non ce l?hanno».

Focus

Il ?niet? della Bielorussia.
Dopo tre anni di rinvii e illusioni, con soli 14 minori adottati nel 2007, la Bielorussia ha ufficialmente chiuso le adozioni internazionali: i tecnici della Cai sono tornati da Minsk con il chiaro ?niet? di Lukashenko in persona. «La Bielorussia non ha rispettato il protocollo sottoscritto nel marzo 2007», ha scritto la Cai in un documento ufficiale. «Tale atteggiamento avrà riflessi sulle relazioni bilaterali, innanzitutto sul piano della cooperazione umanitaria». Sono circa 600 le famiglie con domanda di adozione precedente al novembre 2004, riunite nel Coordinamento delle famiglie adottanti in Bielorussia: la loro speranza è che Lukashenko alla fine tenga fede agli impegni presi e che i bambini continuino a venire, almeno con i soggiorni terapeutici.

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